6. La vita spirituale

La vita spirituale

La vita spirituale non è la vita di comunità com’era una volta. I sentieri spirituali stanno diventando più numerosi e anche le religioni più grandi e consolidate stanno frantumandosi in sette più piccole. Con l’emergere dei sistemi di credenza della New Age, la vita spirituale si presenta quanto mai diversificata. In mezzo a questa diversità, gli individui possono finire con il restare perplessi di fronte alle possibilità di scelta, insicuri sui criteri da utilizzare nel selezionare un sentiero spirituale.

La frequenza di separazione che, in larga misura, definisce la vita umana è ben viva nelle religioni e nei settori spirituali delle nostre vite. Il paradosso è che la vita spirituale dovrebbe essere una vita di totalità e connessione; una vita dotata sia di accoglienza che dell’espressione dell’amore incondizionato. La vita spirituale è un sentiero di unità dove tutto è uno e uguale. Tuttavia, non è così che si esprime nel mondo reale.

Perché è così?

Forse, se da una parte sta dominando una mitologia (il monoteismo), dall’altra un nuovo sfidante (il secolarismo) e l’ascesa della scienza hanno imposto alle religioni di adattarsi. In questo adattamento, le religioni si sono “trincerate” a difesa del loro ruolo nella società, coinvolgendo i loro leader e accoliti, dando la sensazione di tradizione collaudata a coloro che ricercano sostegno spirituale.

Un’altra risposta è che la separazione è “integrata”. La separazione è una parte congenita della religione per via della natura competitiva della costruzione di una qualsiasi organizzazione. Si costruisce la propria religione e nel contempo si guardano dall’alto al basso le visioni religiose, le pratiche e le tradizioni del proprio concorrente. Questo è ciò che avviene negli affari e la religione è, dopotutto, un affare. Cerca di crescere e prosperare.

Vi è inoltre la questione della conformità. I membri di una religione devono conformarsi ai principi della loro religione oppure soffrirne le conseguenze, perdendo l’appoggio che ricevono lungo il loro cammino spirituale. In molte religioni, questo è chiamato “peccato” o “trasgressione morale”. Le religioni hanno leggi e morali, e al seguace viene chiesto di seguire queste leggi morali. Il non seguirle, a seconda della religione, è estremamente spiacevole. Di solito, si tratta della dannazione eterna e del fuoco dell’inferno.

La bella notizia è che i membri, quelli che soffrono del complesso del peccatore, possono venir perdonati. Possono trovare la loro redenzione e rientrare nell’ovile. Possono rientrare nella grande nave della chiesa, del tempio o della moschea. Fa tutto parte della struttura mitologica della religione: il peccato umano può essere redento. La religione è l’arbitro di questa redenzione; essa progetta sia le rampe d’uscita che d’ingresso, menando i suoi membri in tutta questa troppo umana esperienza, sempre godendo di un certo grado di controllo sui suoi membri senza alcuna perdita associativa.

Se ci pensate, il controllo è un prodotto della frequenza di separazione. Offre al potere un canale per decidere il fato di chi è impotente, affinché pochi esercitino il potere su molti. Si tratta, in un certo senso, della conformità sociologica, che unisce un frammento in una comunità e questa comunità, poi, gareggia per il potere sociale e politico al fine di preservare se stessa contro i suoi “concorrenti”. Comunque, anche all’interno di queste comunità di condivisione vi è divisione, e solitamente questa divisione deriva dalla percezione di una mancata condivisione del potere.

In questo pantano religioso, il ricercatore spirituale viene alimentato con parole, significati, nomi, tradizioni, cerimonie e con i miti di un sentiero dove gli viene chiesto di credere, assimilare e praticare, dedicare tempo e denaro. Non è cosa da poco diventare membro di una religione o di un sentiero spirituale, è invece un’impresa seria e costosa.

La questione resta a prescindere dal sentiero. In che modo la frequenza di separazione influenza l’organizzazione del materiale su cui poggia una religione o un sentiero spirituale? In che modo si esprime questa influenza? La risposta più ovvia è che si chiede al ricercatore di conformarsi alle leggi, le regole, le scritture e la cultura del sentiero, diversamente ne dovrà sopportare le conseguenze. Quando i ricercatori si conformano, vengono accettati; quando non si conformano, sono dei peccatori o dei trasgressori. Questa è una chiara espressione di separazione: conformarsi o essere respinti; stare dentro la “tenda” o fuori; salvati o non salvati; liberati o imprigionati.

I ricercatori spirituali non soltanto hanno una disorientante serie di scelte, ma è altrettanto straordinaria anche l’uniformità delle scelte. Nel Cristianesimo ci sono circa 33.000 distinte denominazioni, e tutte si basano sullo stesso libro. Che cosa vi dice questo? Che cosa ha fatto sì che 33.000 diversi approcci, che si fondano sulle medesime parole, abbiano messo radici? È l’interpretazione umana? L’ego? Il denaro? Il potere? L’aumento della popolazione? La mancata condivisione del potere? Le differenze culturali? La geografia?

Nella terminologia dei WingMakers, la frequenza di separazione innesca la tendenza alla rottura. La cosa è simile al prendere un bellissimo vaso e farlo cadere su un pavimento di marmo frammentandolo in mille pezzi. Ognuno di questi frammenti incarna la frequenza di separazione, mentre la vera funzione del vaso viene distrutta insieme al suo valore estetico e culturale.

Quando il ricercatore osserva tutti quei frammenti e cerca di valutare cosa sia meglio per sé, non vede più il vaso né la sua reale funzione. Solitamente gli viene ricordato che un pezzo è una scelta dei suoi genitori o della famiglia, e con questa scelta emerge un naturale stato di comfort. È in questo modo che spesso inizia una vita spirituale. Veniamo iniziati alla religione della nostra famiglia senza comprendere il “vaso” mitologico o la sua vera funzione. Tutto quello che sappiamo è che facciamo parte di un pezzo che ci è familiare.

Molte volte l’indottrinamento religioso posto nell’infanzia svanisce nell’età adulta. I nuovi adulti iniziano a esplorare altri concetti. Forse hanno visto troppa ipocrisia nel loro frammento religioso o forse quella vita spirituale mancava di un certo pragmatismo. Quale che sia la ragione, tornano a cercare e, di solito, questo prevede di leggere.

Nel mondo di oggi, Internet fornisce a un ricercatore una quantità incredibilmente diversa di materiale da studiare. Internet è l’esempio perfetto della separazione dove, in questo caso, i frammenti del vaso superano il miliardo: tale era il numero di siti su Internet nel 2016. Quanti di questi siti erano dedicati alle religioni o a contenuti spirituali è difficile da accertare, ma possiamo dire con sicurezza che superano di molto il milione.

Già questo semplice numero di scelte è sbalorditivo. Ciò pone il ricercatore a chiedersi “chi ha ragione”? Quale sentiero mi porterà alla verità? Ecco il punto cruciale: la domanda reale potrebbe essere più complessa di così. “La verità di chi?” La verità, come la bellezza, è soggettiva e sta nell’occhio di chi guarda. Le verità assolute e altisonanti abbondano nei testi religiosi, ma la verità – se veramente è ciò che si sta cercando – è celata. È sempre stata celata. Di fatto, è celata da così tanto tempo da non essere neppure nascosta ma, piuttosto, ignorata e inesplorata.

La verità spirituale è una mitologia. La mitologia è progettata da un inconscio collettivo. Emerge da un fondale condiviso che trascende le culture, il tempo e la geografia. Una buona domanda da fare è “su che cosa si fonda questo inconscio collettivo”? È la verità? Oppure è qualcos’altro? È possibile che il nostro inconscio collettivo sia stato progettato? Questo per dire che non si tratta di uno sviluppo organico manifestato dalla nostra esperienza umana collettiva.

E se gli archetipi fossero stati “inseminati” nell’inconscio umano al nostro punto d’avvio (inception)? E se l’inconscio collettivo venisse sovrascritto o rinforzato da programmi progettati per proliferare in modo spontaneo? Questo equivale al progettare la verità come un programma, un programma che richiede soltanto fede, e non prova, per perpetuarsi. Quello che viene creduto da una percentuale sufficiente della popolazione non impregna di verità, di per sé, una credenza.

Quando qualcosa viene sostenuto come “verità” da una fonte affidabile come una religione, se non si è d’accordo con essa si è etichettati come bugiardi, peccatori, trasgressori, malvagi, posseduti, terroristi sociali, ignoranti… la lista è lunghissima. È questo che, precisamente, rende il mito potente. Ricordate Copernico? Martin Lutero?

Il sentiero spirituale ci chiede di sfidare i vecchi miti.

Nel mondo della sensazione, ci fidiamo dei nostri sensi. Crediamo a ciò che vediamo… per un certo tempo. Anche la più vivida esperienza di illuminazione con il tempo svanisce. Spesso svanisce a favore delle realtà che costituiscono la nostra vita quotidiana. Un momento, minuto, ora e giorno potente… non più a lungo di tanto, e poi le sensazioni svaniscono, sia che provengano dal mondo fisico o dal mondo psichico.

Pertanto, la vita spirituale non è fatta di sensazioni piacevoli o sublimi. Se lo fosse, noi diventeremo dei “inseguitori dei cieli”, sempre alla ricerca di catturare una successiva illuminazione o di gettare uno sguardo nel reame spirituale.

La vita spirituale è, invece, una vita di costante curiosità e discernimento. Di fatto, sospende il credere a favore del praticare comportamenti virtuosi che provengono da fuori della matrice programmata. Talvolta le persone confondo la vita spirituale con concetti come sollievo, beatitudine, pace e amore. Dopotutto, guru e maestri sono stati rappresentati in uno stato di beatitudine e serenità. Tuttavia, se il mondo è una “prigione” progettata e la mitologia che viene insegnata a tutti i vostri esseri compagni ignora questa “realtà” fondamentale, come può la beatitudine essere un’opzione?

È più importante che le porte della prigione vengano aperte; che la mitologia venga allo scoperto; che le persone attivino il loro cuore energetico e lo trasmettano liberamente; che il programma venga rivelato così che il Navigatore di Totalità, quella parte di noi che ispira all’unità e all’uguaglianza, possa entrare nelle nostre vite e assicurarsi un suo posto come valore fondamentale.

Se trovate delle persone in beatitudine, ciò può essere soltanto perché hanno fondato la loro identità così saldamente nella mitologia da credere che lo stato di beatitudine li identifichi come guru o maestro. Forse ciò li identifica, in realtà, come inseriti a un livello ancora più profondo del mito illusorio.

La vita spirituale non deve essere equiparata al sollievo o alla beatitudine; e neppure elevarsi a un rarefatto livello di coscienza così da operare da un “piano superiore”.

Noi siamo, nel vero senso del termine, burattini di due manovratori invisibili: l’inconscio collettivo e il subconscio personale. In questi due strati invisibili, atteggiamenti e predisposizioni vengono coltivati originando dei comportamenti. Per esempio, l’idea che gli umani possano essere di proprietà di altri umani si basa sull’esperienza inconscia collettiva di quando fummo creati come schiavi degli “dèi” prima della grande alluvione. Questo fu il nostro punto d’avvio (inception) umano. E a motivo di ciò, possiamo razionalmente accettare di schiavizzare altri, che si tratti di un animale, di un raccoglitore di colore o di schiavitù sessuale.

Questo si mantiene vero attraverso il prisma umano della disfunzione… e la schiavitù animale o umana è soltanto un esempio.

Se noi scegliamo di esprimerci dagli strati invisibili, i nostri comportamenti verranno attivati dai programmi presenti nei media (televisione, film, videogiochi, quotidiani, libri) e molti di questi programmi sono così disfunzionali, seppur percepiti come normali, che la gente non vede in essi nessun male. Questo, parlando in termini di comportamento, è ciò che l’essere umano è diventato. Se questo è ciò che è essere un umano, ci dovremmo sorprendere se la nostra vita spirituale, in modo similare, è diventata programmata, banalizzata, abbassata?

Le nostre menti sono un po’ come la tastiera di un computer sulla quale mani invisibili digitano a nostra insaputa scrivendo programmi comportamentali da seguire. Noi siamo manipolati, e ciò viene fatto anche a livello globale con effetti ben più nocivi. È l’equivalente di memi programmati a livello globale che vengono distribuiti per mantenerci focalizzati sulla mitologia della vita che dovremmo realizzare, come l’aver paura delle persone che sono diverse da noi o farci accettare il controllo sulle nostre email e testi privati al fine di rimanere “al sicuro”.

Così i programmi sono le dita sulla tastiera che noi siamo. Noi siamo diventati le estensioni dei programmatori.

Dobbiamo riconoscere che questo è ciò che sta avvenendo e imparare a scollegarcene, per non essere posseduti dal programma o dai programmatori o dal gruppo dirigente che sta dietro ai programmatori. Quando pensate alla libertà, è così che dovrebbe essere. L’altro tipo di libertà, quella messa a disposizione dai politici, è una grandiosa illusione. È una realtà programmata di obbedienza travestita da sicurezza e adattamento.

La vita spirituale vive al di sotto della versione programmata che voi pensate che dovrebbe essere, per esempio: che avete tutto il diritto di essere pazzi, come di essere arrabbiati, o frustrati, o distanti, di provare rancore. Che tutte queste emozioni contaminino tutti i potenziali che esistono fuori dal programma: sentitevi sminuiti, limitati… lo sono tutti. Adattatevi e godetevi le sensazioni dell’appartenenza. Questa è una lotta di potere, siate vincitori.

Questi sono tutti esempi di programmi che stanno girando. Sono delle imposture. È una burattinata e nulla più. Se non riuscite a vedere questi schemi, allora dovete sedervi in silenzio ed entrare in un reale stato contemplativo – non su Dio, o lo spirito, o la luce bianca, o sul nulla, o anche sull’amore. Ponete onestamente la vostra attenzione sui programmi che stanno girando nei vostri comportamenti, atteggiamenti, percezioni e pregiudizi. Valutateli per vedere se questi realmente riflettano voi.

La vita segue dei pensieri che sono il frutto di programmi invisibili. La vita spirituale, in realtà, si focalizza a vivere fuori dai programmi, ma per farlo dovete essere consapevoli della programmazione… o delle mani invisibili che digitano sulla vostra tastiera. Questo è fondamentale per il distacco necessario al fine di iniziare a percepire le virtù autentiche come le Sei Virtù del Cuore, permettendo loro di diventare le naturali estensioni della vostra vita nel vostro universo locale.

Non è facile sganciarsi dai programmi. Una delle modalità più facili ed efficaci è studiare i programmi che stanno girando, conoscere le mitologie dominanti nella nostra realtà e poi praticare il discernimento su ogni cosa in cui si investe il proprio tempo ed energia. Nella pratica delle Sei Virtù del Cuore e della Pausa Quantica scoprite che vi scollegate dai programmi.

Il Materiale WingMakers è progettato per aiutarvi in tal senso, presenta una nuova mitologia. Potreste domandare: “perché una mitologia?”, “perché non annunciare semplicemente la verità, dimostrarla e restare a guardare che ogni ricercatore spirituale vi si allinei e partecipi?”

Anche davanti alla prova scientifica dell’anima immortale, alcune persone non crederanno. Le persone non cambiano così facilmente le loro credenze. La “prova” non è assoluta. I programmi sono installati da innumerevoli generazioni sia nell’inconscio collettivo che nel subconscio ancestrale. Se ci fosse un video, o un libro o un audio, a darne prova assoluta, consisterebbe di parole o in un linguaggio. Come precedentemente affermato, la raccolta di parole conosciuta come la Bibbia ha 33.000 diverse denominazioni. Non c’è modo di unire le persone intorno a un linguaggio di parole, indipendentemente dalla loro veridicità.

Sapendo questo, i WingMakers hanno inserito una nuova mitologia. All’interno di questa nuova mitologia è posta una costellazione di verità. Alcuni la vedranno o la percepiranno, altri no. Quelli che la vedono inizieranno ad applicare questo sistema di verità, non come una ripetizione di conoscenza ma come comportamenti e atteggiamenti. Questo è il metodo per scollegarsi dalla programmazione. Una volta che saranno meno immersi nella natura programmata della realtà dominante, possono iniziare a ri-creare il loro universo locale.

È nella ri-creazione del proprio universo locale che esiste la vita spirituale. Non è nei libri o nei mantra, nei video o nei guru o nelle cerimonie religiose, anche se è allettante guardare lì… Non riguarda gli elementi di amore e pace. Non è che questi non abbiano un ruolo o un valore, piuttosto non sono le fondamenta di una vita spirituale. Queste fondamenta sono il ri-creare il vostro universo locale attraverso i comportamenti trasformativi delle Sei Virtù del Cuore, usare la vostra facoltà immaginativa e il vostro discernimento per sganciarvi dalla programmazione. E rimanerne sganciati.

Questo è il ruolo del Materiale dei WingMakers. È semplicemente uno strumento. Non è l’unico strumento e non è per tutti. Tuttavia, se si dedica un po’ di tempo a rivedere il materiale, a leggere anche uno dei suoi libri, si otterrà una intensa visione in questa nuova mitologia.

Chiunque viva in una grande città sa che è difficile vedere le stelle di notte. L’inquinamento luminoso della città attenua il contrasto e ciò rende difficile, se non impossibile, vedere le costellazioni. Le vecchie mitologie e i programmi attuali sono come grandi città. Producono una forma di “inquinamento luminoso” che rende difficile vedere le costellazioni della verità.

Alla sorgente della vita spirituale vi è il viaggio di allontanamento dall’inquinamento luminoso dei vecchi miti e dei nuovi programmi al fine di contemplare il “cielo”. Spesso questo è il primo segno a indicare che una persona si sta preparando a intraprendere la vita spirituale. Talvolta questo è inconsapevole, ma l’universo sembra attirarla fuori dalla grande città verso dove poter vedere il cielo e leggerne i segni.

Talvolta è una decisione consapevole da parte dell’individuo, dato che l’inquinamento luminoso è diventato uno strumento di offuscamento. Offusca la comprensione confinando il programma a un rito e a una recitazione collettiva basata sulle interpretazioni di un maestro, e alla gerarchia.

È bello guardare il cielo quando vi trovate in una landa incontaminata. Questo è in realtà ciò che WingMakers è: una landa incontaminata.—

(11 febbraio 2017)