Un ergastolo volontario | Riflessione personale

Una breve considerazione…

Le Cinque Interviste al dr. Jamisson Neruda consistono di circa 240 pagine e, volendo aggiungere le 37 pagine dell’Intervista a James del Project Camelot abbiamo 277 pagine complessive di descrizione di ciò che James definisce come l’Ologramma d’Inganno e la Struttura Occulta di Soppressione del S.I. Nella Quinta Intervista e nell’Intervista del Project Camelot viene anche indicato come evadere da questa prigionia.

Le indicazioni su come evadere dalla prigione sono presentate più ampiamente in diverse modalità – secondo i gusti e le inclinazioni personali – nelle altre (al momento) 1133 pagine di testi scritti del Materiale WingMakers+Sovereign Integral+MOCI , nonché nelle Musiche e nei Dipinti presenti nei siti originari.

Le Cinque Interviste al dr. Jamisson Neruda sono i pdf più scaricati in assoluto e vengono citate da più persone nei loro blog o siti personali, mediamente senza citare la fonte da cui provengono quelle informazioni (Wingmakers.com o Stringhedeventi). In breve, fatto 100 le 1410 pagine di materiale tradotto, viene riportato solo il 20% che tratta della prigione e trascurato (volontariamente?) il restante 80% che illustra come uscirne…

I latini si sarebbero chiesti: cui prodest – a chi giova? Io, più semplicemente mi chiedo: perché non si cita anche qualcosina dell’80%, tanto per suggerire che c’è un’alternativa nel caso ci fosse chi volesse tentare questa straordinaria avventura?

La mia conclusione è che la prigione sembra piacere. La prigione descritta dalle Interviste è affascinante, ci si può sentire protagonisti perseguitati. La prigione è, alla fine, una zona di comfort dentro e sulla quale è facile discutere e così passare il tempo senza incidere minimamente sulla stessa. La prigione offre socialità. In questa prigione, molti vorrebbero solo cibo migliore, stanze più comode e maggiore considerazione; altri vorrebbero passare di sponda, da carcerati a secondini con i relativi benefici di maggior movimento e autorità. In ogni caso, entrambe le posizioni sono “dentro”.

A tal proposito, mi vengono anche in mente la “quinta porta” illustrata alla fine della Quinta Intervista al dr. Neruda e la “settima direzionecitata in Quantusum.

Vedo James come l’Abate Faria, il geniale prigioniero del Castello d’If, e alcuni di noi come Edmond Dantès*, il prigioniero che aspira alla libertà, che rinchiuso in terribile isolamento nella sua cella si industria creativamente (seguendo le indicazioni del suo temporaneo compagno di prigionia) – con pazienza, perseveranza e nel silenzio – a utilizzare ciò che la prigione offre per evadere da essa.––

Paola


* Il Conte di Montecristo, Alexandre Dumas

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