Un’introduzione agli Event Temples, 2.3 – Uno studio personale (S)

Delle sei virtù del cuore, la compassione è sia multi-sfaccettata che integrale in modo coesivo, e per questo motivo si connette meglio alla molteplicità del campo umano dando un senso di stabilità e di unità. La compassione ancora l’energia del cuore quando il mondo appare turbolento o imprevedibile.

– James, La Griglia di Compassione

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Sul termine “Compassione

La compassione è una delle virtù del cuore ed è anche quella che viene sollecitata sia negli scritti di James che negli Event Temples. Cosa si intende per “compassione”? In inglese questa parola contiene una sfumatura che è assente in quella italiana, vale a dire che “compassion” veicola in sé una componente di “azione”. Infatti, volendo citare la sua definizione nelle due lingue, abbiamo:

Compassione – 1) sentimento di pietà per chi è infelice, verso i suoi dolori, le sue disgrazie, i suoi difetti; 2) senso di sprezzante commiserazione detto di cose biasimevoli, ridicole, meschine, di persone inette [Treccani]

e in inglese:

Compassion – a) il sentimento di voler aiutare qualcuno che è malato, affamato, in difficoltà, ecc. [Merriam-Webster] – b) un sentimento di profonda simpatia e dolore per qualcuno colpito dalla disgrazia accompagnato da un forte desiderio di alleviare la sofferenza [Dictionary.com]

In Vivere dal Cuore, nella voce Compassione nell’Appendice, James scrive:

“Nel contesto della nuova intelligenza che si sta insediando sul nostro pianeta, la compassione è il desiderio attivo di aiutare gli altri…”

Quanto sopra per mostrare che per gli anglofoni questa virtù è attiva, cioé impegna chi la prova a un’azione, cosa che forse non è così ovvia per chi vive semplicemente questa virtù come un’emozione passiva, di conseguenza in qualche modo “carente”.

In inglese, le parole di derivazione latina hanno, non di rado, mantenuto più fedelmente il loro significato originario, cioé quello che si intendeva ai tempi della conquista romana; questo vale meno per l’italiano attuale che rispetto al significato originario latino, nel corso dei secoli e per diverse (e interessanti) vicissitudini, ne ha modificato il senso con cui ora le intendiamo.

Un esempio. La parola compassione viene dal latino compassio [dal verbo com-pati, soffrire insieme] che a sua volta l’ha presa alla lettera dal greco sumpatheia [dal verbo sun-pasco, soffrire insieme/provare emozione con…]. Ora, a distanza di secoli, noi utilizziamo il termine “compassione” nel senso con cui l’intendiamo abitualmente, mentre la parola greca “simpatia” ha assunto il significato di un sentimento condiviso principalmente positivo, di connessione piacevole. La qualità che noi definiamo comunemente come “simpatia”, in greco antico era “empatheia”, cioé empatia, che invece utilizziamo con un altro intendimento.

Si potrebbe dire che noi usiamo parole di origine latina o greca non coerentemente con il loro significato originario, senza avere un’altra parola che possa corrisponderle perfettamente. Questo è un aspetto sentito profondamente da chi traduce dato che, volendo trasferire fedelmente il pensiero dell’autore da una lingua all’altra (sia essa antica che moderna), a volte si trova privo di un vocabolario altrettanto ricco di sfumature o di corrispondenze dirette.

Quindi, in questo contesto, ogni volta che si legge “compassione” negli scritti di James (o di qualunque autore anglofono), si dovrebbe intenderla a modo loro: un sentimento collegato all’azione, o – altrimenti detto – un’azione impregnata di quel sentimento: un’emozione che spinge automaticamente all’azione. Per me, la compassione è un’attività.

Nell’Arte dell’Autenticità, James scrive:

“L’arte dell’autenticità è la pratica della coerenza tra il risveglio più profondo delle virtù del cuore in ciascuno di noi e la loro fedele espressione nei mondi della forma.”

Il Cuore Energetico e L’Arte dell’Autenticità sono preparatori allo scritto fondamentale Vivere dal Cuore, che riassume ed estende le informazioni e le indicazioni pratiche dei due precedenti. Tutto ciò che in forma di saggio viene espresso in Vivere dal Cuore, è infine presentato nei tre EVT in forma condensata e diretta all’azione.

Gli EVT sono una forma di visualizzazione (immagini) e contemplazione (parole) che, ripetuti, attivano veramente delle comprensioni profonde e delle intuizioni molto personali a chi vi partecipa. Favoriscono dei transfer energetici che “arrivano” là dove è opportuno che arrivino perché, come viene detto nell’EVT1:

“Il vostro Sé Superiore prende questo agglomerato di luce e lo ri-assegna allo Spirito, sapendo che lo Spirito lo dirigerà verso la giusta zona, l’evento o la persona che sulla Terra ne hanno maggiormente bisogno.”

La bellezza di questa nostra disponibilità di “affidare allo Spirito” è contemplata nel testo L’Attivismo Spirituale, la più difficile di ogni attività che ci può piacer definire “spirituale”. Infatti, nell’EVT3 sfidiamo la nostra dualità che ci induce a giudicare a chi sia opportuno inviare la nostra luce secondo criteri basati su un condizionamento di buono/cattivo. E la cosa ancor più meravigliosa è che lo Spirito invia questa stessa luce anche a noi proprio nei nostri momenti di maggior bisogno.—

(segue)

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