L’inconscio o mente genetica è il deposito di tutta l’umanità; il subconscio è il deposito della linea di sangue della famiglia; la mente conscia è il deposito dell’individuo. Tuttavia, ed è importante capirlo, i modelli base del pensiero provengono principalmente dalle strutture del subconscio e della mente genetica della coscienza. Quindi, nonostante l’individuo si creda unico, separato e particolare, in realtà non lo è. Non nel contesto del SMU.
Potete immaginare voi stessi come una copia della famiglia umana avvolta in una copia dei vostri genitori e antenati, posta in un’espressione individualizzata: voi. Ciò che è “Voi” è un SMU in un’espressione a se stante le cui radici, tuttavia, sono totalmente impiantate nel terreno dell’umanità e della discendenza famigliare, tutte “scaricate” (downloaded) durante lo sviluppo del feto prima della nascita.
Intervista a James del Project Camelot
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Nonostante la diffusione di concetti come quelli del modello olografico (nella parte il tutto), dell’ “effetto farfalla”, dell’entaglement quantistico, e il quindi il riconoscimento delle interrelazioni dove tutti siamo collegati, alla fine viviamo in una società che enfatizza l’individualità[1] e, non di rado, l’individualismo[2]. Il nostro collegamento con tutto il creato è riconosciuto più a livello intellettuale che nel proprio vissuto, e difficilmente lo vediamo agire nella realtà in cui siamo immersi e di cui facciamo parte, ricevendo e portando contributi di varia natura.
Per molte persone è più accettabile sentirsi collegate con gli alberi, i delfini, gli extraterrestri, che non con i propri simili e, in particolare, con la propria famiglia d’origine.
A differenza delle epoche passate, in cui le persone si riconoscevano in quanto membri di una comunità le cui origini risalivano a un unico antenato (clan, tribù), ora i “legami famigliari” vengono spesso ignorati o volutamente disconosciuti. La famiglia è considerata come un’entità sociale dai compiti ben definiti in cui i “membri” (termine che rimanda a “membra” = le parti di un corpo) a volte si spersonalizzano nei rispettivi ruoli. Questo aspetto “sociale” per molti prevale sull’elemento più intimo di legame affettivo e trasmissivo non solo di genetica, educazione e formazione ma anche di un potenziale “destino”.
Oggi, si rifiuta a priori il concetto di “destino” per la connotazione di ineluttabilità che porta con sé o, tutt’al più, viene legato a un futuro personale che la persona è in grado di plasmare a suo piacere. La genetica, che fino a pochi anni fa definiva con sicurezza le caratteristiche ereditarie di una persona, si è sviluppata nella epi-genetica, lo studio delle modificazioni che l’ambiente opera alterando l’attività dei geni senza tuttavia modificarne l’informazione contenuta, e questo diverso esprimersi dei geni può essere a sua volta tramandato. Quindi, qualcosa sempre si trasmette.
Pensare di essere totalmente “individuali”, conoscersi pienamente e sapere con sicurezza chi si è e ciò che sta dietro ai nostri pensieri, atti ed emozioni è vivere in una beata ignoranza. Le motivazioni delle nostre manifestazioni il più delle volte sono misteriose e inconoscibili a noi stessi e quando, iniziando un cammino di auto-conoscenza, cominciamo ad esplorarle ci stupiamo della profondità e della lontananza della loro origine.
Nelle Costellazioni Famigliari di Bert Hellinger parte di questa origine si palesa con grande chiarezza e permette un riconoscimento che è anche una guarigione non solo del partecipante ma anche dei singoli membri della famiglia viventi o defunti, arretrando nelle generazioni passate. In questo contesto, Hellinger vede un discendente prendersi carico per amore delle ingiustizie subite o degli errori commessi da un antenato. In un’ottica di reincarnazione, la persona potrebbe essere quello stesso suo antenato.
Nello sciamanesimo si riconosce anche un’ “anima della famiglia” e la sua guarigione è uno dei compiti dello sciamano. Nell’antica Roma, particolare considerazione e rispetto era rivolto ai Lari, spiriti protettori degli antenati defunti che vegliavano sulle famiglie dei discendenti, cui in ogni casa era dedicato un altare dove il pater familias dedicava loro offerte.
Il culto degli antenati è una pratica comune a tutte le culture antiche che è stato perso nella nostra civiltà materialista, dove la morte è diventata un tabù, i defunti persone inesistenti e la vita riconosciuta solo se fisica.
Kryon afferma che quando qualcuno muore, parte della sua energia si riversa nei membri viventi della sua discendenza. Forse anche questo è un modo di dire che ciò che ci collega ai membri della nostra famiglia è qualcosa di ben più profondo dei rapporti sociali o psicologici generalmente riconosciuti.
Per cui, riconoscere la propria ascendenza, i propri antenati lontani e, soprattutto, quelli più vicini da cui materialmente siamo nati, significa accettare di conoscere noi stessi, essere in grado di vedere le nostre debolezze e le nostre forze che non sono circoscritte solo al nostro corpo fisico e alla sua esperienza attuale, ma che si estendono oltre lo spazio e il tempo.
Nel contesto del Sistema Mente Umana, riconoscere queste forze agenti può aiutarci a distaccarci dalla personalità transitoria e collocare in una prospettiva diversa la “realtà” di chi siamo noi e gli altri, a loro volta inseriti in una creazione che di conoscibile ha solo l’apparenza.
[1] 1 l’essere individuale; qualità di ciò che è singolo, unico – 2 il complesso dei caratteri che distinguono una persona o una cosa da tutte le altre [www.sapere.it]
[2] 1 tendenza a far prevalere gli interessi e le esigenze individuali su quelli collettivi | ( estens.) egoismo – 2 ( filos.) teoria che sostiene il valore irriducibile e autonomo dell’individualità, sia di fronte alla società e allo stato, sia nell’ordine naturale. [www.sapere.it]