Domanda 8 – Se la storia dei WingMakers è sia vera che di fantasia, come possiamo distinguere l’una dall’altra? Se l’identità dei WingMakers è davvero autentica (cioè, vera), come può essere anche un mito (cioè, fantasia)?
Buddha disse: “Tutta la realtà è un mito. Il mito si avvicina sempre alla realtà”. La qualità del discernimento di una persona è proporzionale alla sua capacità di accelerare il proprio movimento verso lo stato di coscienza di Sovranità Integrale. Un sistema filosofico come quello dei WingMakers necessita di un alto livello di discernimento, poiché istruisce su livelli multipli simultaneamente mescolando verità e fantasia.
Questo materiale non è inteso per una mente debole o un cuore pigro. È estremamente stimolante su molti diversi livelli, ed il discernimento è uno di questi. C’è una notevole quantità di informazioni codificate all’interno dell’arte e della musica che by-passano la mente conscia. In questo modo, non si richiede discernimento. Comunque, il racconto “Ancient Arrow Project” è davvero un racconto di fantasia basato su intuizioni acquisite da scenari reali.
Estratto da Creator, Sessione 1
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Molto del materiale dei WingMakers utilizza un costrutto mitologico.
“I Miti sono le tracce che ci guidano verso le potenzialità spirituali della vita umana.” – (Joseph Campbell, Il Potere del Mito)
Utilizzare il linguaggio mitologico permette di trasferire informazioni che non possono essere comunicate con il linguaggio comune. Infatti, il linguaggio mitologico parla alla nostra “mente mitologica”, una parte della nostra mente più aperta e sensibile al significato piuttosto che alla forma che lo riveste, che si serve dell’intuizione per collegare l’astratto con il concreto senza, tuttavia, definirlo rigidamente; una parte della mente con cui non abbiamo familiarità proprio perché trascurata e, a volte, rinnegata come irrazionale.
Il mito vive in un tempo eterno e, quindi, è capace di ricollocarsi in ogni tempo storico vestendo gli abiti del luogo in cui si riaffaccia. Le dinamiche che si muovono all’interno di un racconto mitologico riguardano sempre aspetti universali che tutti gli uomini condividono sotto ogni cielo e tempo. Per questo motivo i miti perdurano e affascinano, capaci di istruire e fornire indicazioni di guarigione e comprensione per ogni aspetto della vita, sia sociale che interiore.
“Poiché il mondo stesso lo si può chiamare mito, in quanto corpi e cose vi appaiono, mentre le anime e gli spiriti vi si nascondono.” – (Saturnino Secondo Sallustio, Gli Dei e il Mondo – IV secolo)
Penso che il saper utilizzare il linguaggio mitologico sia una capacità non comune e indice non solo di talento immaginativo e linguistico ma di una profonda comprensione delle dinamiche più invisibili. Da un certo punto di vista, il racconto mitologico si serve di un linguaggio codificato i cui codici sono assolutamente connaturati in ogni uomo. Così il mito, il codice, può essere decodificato direttamente da ciascuno senza intermediazione altrui e, soprattutto, senza che l’interpretazione individuale possa essere messa in discussione.
Nell’Intervista del 5 aprile 2008, James ribadisce questo aspetto di “insegnamento personale” presente nel racconto mitologico rispetto alla conoscenza razionale di ciò che è reale:
“Comprendo l’interesse di sapere cosa è reale e cosa non lo è… questa è una cosa fondamentale per la nostra natura, ma nel caso di una mitologia codificata non è essenziale distinguere tra il reale e l’irreale, quanto sentire i suoi effetti sul proprio comportamento e punto di vista. Quando leggete il materiale, vi si aprono nuovi viali di percezione? Iniziate a vedere una nuova geometria nei campi invisibili che vi circondano ogni momento? Vi sentite maggiormente connessi al vostro più alto scopo? Questi sono i punti vitali che devono essere osservati e considerati.”
Accettare di entrare nel linguaggio mitologico ci permette di ampliare la nostra possibilità/capacità di conoscere anche con mezzi, che definirei individuali e soggettivi, una realtà che logica e raziocinio non sono in grado di cogliere e indagare in modo pertinente. La realtà è composta da innumerevoli (forse infiniti) reami e ciascuno di essi ci richiede strumenti adatti, così come un sommozzatore è diversamente attrezzato e allenato rispetto a un astronauta, nonostante entrambi si servano di una tuta per esplorare i rispettivi mondi.
Il discernimento è saper riconoscere quale mondo si sta indagando, individuare lo strumento funzionale e saperlo utilizzare.